domenica 10 agosto 2014

Tappa 37 - Bolotona - Sassari

L'INVERNO SARDO - Nella nebbia nelle terre magiche

Bolotona - Sassari: 110 km

Svegliarsi con la speranza che pioggia della notte sia cessata e le nubi si siano dissipate, e poi ritrovare la stessa situazione, non è del tutto confortante. Ma la bicicletta è così, e se piove bisogna andare avanti lo stesso. Lascio Bolotona, specie di oasi felice non toccata dalla pioggia, ma appena un km al di fuori del centro, ecco che comincia a piovere. Non è una pioggia troppo pesante, quindi indosso la mantellina e comincio ad affrontare la salita, una salita mica da scherzo che fa imprecare già dai primi minuti della giornata. Più si sale, più la nebbia si fa fitta, è incredibile, non pare di essere nemmeno in Sardegna! Si pedala in mezzo ai boschi, molto verdi, l’ambiente è decisamente selvaggio ed affascinante, non ci sono case e a tratti non riesco a vedere a cento metri di distanza.
Pedalo una trentina di km senza vedere neanche un piccolo centro abitato, solo piccole e poche case, si scende un po’, si risale, ogni tanto spuntano delle grandi pale eoliche che tagliano la nebbia, e si sente l’onnipresente tintinnio delle pecore, che stanno chissà dove, perse nelle nuvole basse. Ad un certo punto arrivo alla superstrada, e fermando una macchina dell’Anas (una delle poche macchine passate...) mi rendo conto di aver sbagliato strada: ad un bivio, invece di andare a destra, ho preso la sinistra, e il tutto perché non volevo tirare fuori l’atlante per non bagnarlo ulteriormente. Vabbè, non sono neanche troppo distante da dove volevo andare, solo che l’ho allungata un po’…
Pedalo in superstrada per cinque km, con le macchine sfreccianti che mi bagnano ancora di più, poi arrivo al paese di Bonorva: nello sbaglio comunque c’è stato un lato positivo, adesso sono vicino a Rebeccu, villaggio medievale semi-disabitato, e quindi posso andare a visitarlo. La strada che porta da Bonorva a Rebeccu è affascinante, saranno i nuvoloni grigi (ha pure smesso di piovere), ma le formazioni rocciose che spuntano sul grande Piano dei Nuraghi e le montagne circostanti sono dotate di una certa magia ed energia (e non sono un fricchettone preso male per robe energetiche ecc…). Il villaggetto, nascosto dietro una di queste rocce, è piccolino e ormai abbandonato, e da lì si può avere una bellissima visuale su tutta la piana. Ed è proprio nella piana che devo pedalare, tra le rocce pascolano le pecore, a centinaia, il vento si fa più forte e si cominciano a vedere i nuraghi, che sembrano ancor più misteriosi a causa del colore del cielo e del tempo. Tempo che peggiora ulteriormente, riprende la pioggia pesante, e sono costretto a fermarmi davanti al nuraghe di Sant’Antine. Dovrei forse sacrificare qualche cosa di fronte ad un nuraghe per far si che questo tempo del cavolo finisca? Che estate… Ad un certo punto mi stanco di aspettare, se c’è da prendere la pioggia me la prenderò, e ricomincio a pedalare.
Raggiungo prima Thiesi, dove mangio, poi finalmente comincio a scendere (beh, finalmente, tanto dopo so che quello che ho fatto in discesa lo risalgo…), ci sono paesaggi quasi irlandesi, verdi e con fiumi che si immettono nei laghi. Questa non è la Sardegna che pensavo! Da Ittiri a Usini, poi, si pedala lungo un canyon molto bello, con la strada a strapiombo sul vuoto, con i campi a fondo valle pieni di ulivi. Riesco a visitare una domus de jamas e infine, dopo una tregua della pioggia e del vento, arrivo finalmente a Sassari.
Niente città grandi, avevo detto all’inizio del viaggio, però in questo caso voglio andare a visitare Giuseppina, un’amica conosciuta quattro anni prima nel Salar de Uyuni, in Bolivia, e che mi ero sempre ripromesso di visitare. Attraverso Sassari, che possiede una cattedrale dalla facciata non indifferente e vicoli stretti, abbastanza velocemente, e vengo accolto in casa da Gabriele, il suo ragazzo, poi, il tempo di una birretta e della doccia ed ecco che anche lei arriva. La serata si riempie di ricordi e di risate, progetti futuri (il giro del Mediterraneo in barca??) e pure una buona cena, dove rimango estasiato dalle seadas, una specie di raviolo dolce fritto che potrei mangiare per ore ed ore fino a farmi morire di colesterolo. Il tempo passa troppo in fretta, e la giornata finisce rapidamente, e me ne vado a letto contento per aver incontrato di nuovo una buona amica, e di averne conosciuta un’altra!



La nebbia in Sardegna? Poi sarà anche più fitta...


Pecore e strane formazioni rocciose


Nuraghe di Sant'Antine


Irlanda???


A Sassari il pollo Paul ha trovato un nuovo amico!

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