lunedì 11 agosto 2014

Tappa 41 - Torre Alfina - Castello di Tocchi

NEL CENTRO DELLA TOSCANA - Problemi meccanici, il monte Amiata e borghi sperduti

Torre Alfina - Castello di Tocchi: 124 km

Oggi la tappa non si prospetta troppo difficile, a parte il monte Amiata all'inizio, speriamo bene!
E invece no! Dopo aver lasciato la casa nel bosco di Lapo, quando tutti stavano ancora dormendo, dopo neanche dieci km avviene uno di quei danni irreparabili. Stavolta è il copertone. Ancora una volta il problema è il portapacchi cinese, dopo un dossetto le borse laterali si spostano, entrano di nuovo tra i raggi ma stavolta fanno di più, tagliano di netto pure il copertone posteriore: come, non si sa, ma anche stavolta faccio numeri da circo per rimanere in piedi sulla bicicletta. Il problema è grave, ho cambiato il copertone pochi giorni fa e non ne ho uno di riserva, è domenica e sono in mezzo al niente. In più è presto e non c'è nessuno per strada. Cerco di riparare il copertone come possibile, taglio una camera d'aria per creare una specie di pezza per tappare il buco, ma non funziona, troppo debole. Passano un po' di ciclisti, ma nessuno può aiutarmi, nessuno ha un copertone in più con se (ovvio...), fino a che si fermano Luca e Maurizio: fortunatamente hanno un vecchio copertone a casa, che si trova a 10 km, quindi dopo un'attesa di quasi un'ora riesco a montare il nuovo copertone sulla ruota. Senza di loro non ce l'avrei fatta, e li ringrazio infinitivamente! 
L'ora si è fatta tarda, sono quasi le undici e sono ancora ad inizio tappa, quindi via con il turbo, si deve pedalare rapidamente. Non troppo rapidamente però, anche perché il monte Amiata è vicino e non è mica uno scherzo affrontarlo. La strada si impenna sin dai primi metri, la salita per Piancastagnaio è bella tosta, ci sono le nuvole e cade pure qualche goccia, ma per salire sudo non poco. I km non sono molti, ma ben presto si raggiunge quota 800 mt: nel piccolo borgo medievale di Piancastagnaio sventolano le bandiere delle varie borgate, c'è il palio tra poco e si farà festa. Da Piancastagnaio si rimane in quota e si costeggia tutto il monte, si sale e si scende, attraversando i boschi, dai quali ogni tanto esce qualche ciminiera fumante vapore: siamo in una zona vulcanica e ci sono un sacco di pozze con acqua calda.
Dopo vari saliscendi arrivo ad Arcidosso, e visitando il centro storico di quest'altro borgo medievale, mi incontro con dei ragazzi stranieri seduti per terra in una delle piazzette. Non hanno l'aria da turisti, ed infatti dopo pochi minuti mi ritrovo dentro ad una specie di comunità-libreria e quant'altro, chiamata Liberama, che si occupa di permacultura, energie alternative, riciclaggio, baratto, artigianato e un milione di altre cose, sempre in stile ecologico: è ora di pranzo e mi invitano a mangiare con loro. Saranno una ventina di persone, c'è chi sta 2-3 settimane, chi di più, e vengono un po' da tutto il mondo, che bell'atmosfera internazionale. Mi piacerebbe fermarmi di più (anzi, molto di più), ma è già tardi, il problema del copertone mi ha fatto ritardare parecchio, e mi butto a capofitto sulla lunga discesa che mi porterà fino a valle.
Mancano 40 km per la fine della tappa, non molti, ma sono 40 km massacranti. Per favore, datemi due o tre monti Amiata da affrontare, ma non queste maledette colline toscane. Robe fatali, si sale al 15%, poi si scende, poi si risale con le stesse pendenze, e poi giù di nuovo, tutto così per km e km... sfiancherebbero anche il miglior passista. Il peggio è quando Arrivo a Bagni di Petriolo, una zona termale posizionata a fondo valle vicino ad un fiume, raggiunta dopo una ripidissima discesa, seguita ovviamente dalla ripidissima salita. Mi mangio ciò che resta del vasetto di semi-nutella, ho bisogno di energie, la pendenza è da partenza di uno space shuttle, ed è pure lunga, 2-3 km, poi si entra nel bosco e le pendenze si affievoliscono. Il bosco, tra l'altro, è molto bello, una pineta che sembra non aver fine, e che attraversa una zona molto poco abitata fino al bivio per Tocchi.
Io devo andare a Castello di Tocchi, un luogo dove ci si va, non ci si passa, nel senso che è talmente imbucato che è impossibile passarci per caso. A Tocchi ci si arriva con la strada asfaltata, ma per Castello si deve pedalare in sterrato, un po' attraverso i boschi, fino ad arrivare a questo piccolissimo centro abitato di si e no 15 case, delle quali 5 saranno abitate. Una di queste è abitata da Aurore, una ragazza francese di Couchsurfing che per questa sera mi ospiterà: peccato essere arrivato tardi, quasi alle 8, a casa sua, la zona intorno a Castello di Tocchi pare molto interessante. Con il suo compagno e i suoi vicini, anch'essi francesi, passiamo una buona e raffinata serata di fronte a prelibate pietanze, che riescono a ricaricarmi per bene. La serata è tutta in francese, mi sembra di essere tornato a 4 mesi fa quando ero ancora a Marsiglia... fa strano che in un luogo come questo ci siano più stranieri che italiani, sembra che loro sappiano apprezzare di più le cose belle che abbiamo nel nostro paese. In Castello di Tocchi regna la tranquillità, nessun locale o attività commerciale, solo boschi, qualche orto, i cani che abbaiano e le galline, sembra un piccolo paradiso. Meno male che ho conosciuto Aurore, devo ringraziarla, oltre che per la sua gentilezza mi ha fatto scoprire una perla nascosta della nostra bellissima terra!


Il castello di Torre Alfina


Tra i campi di girasole, il pollo Paul guarda preoccupato il monte Amiata


Piancastagnaio

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