giovedì 21 agosto 2014

Tappa 52 - Previsdomini - Silandro

LA GRANDE MONTAGNA - Pioggia, vento, freddo e neve sullo Stelvio

Previsdomini - Silandro: 130 km circa (il contakm ha fatto sciopero dallo Stelvio in poi)

Il grande giorno è arrivato. Il tappone del Grande Giro d'Italia. Ancora più in alto del Nivolet, a toccare le nuvole della mitica Cima Coppi del Giro d'Italia (quell'altro...). Impossibile che un appassionato di bicicletta non si emozioni parlando dello Stelvio e dei suoi mitici tornanti, della neve che ogni tanto rende difficile il passaggio del Giro, dei grandi campioni che hanno lo hanno affrontato. Oggi tocca a me.
E, puntualmente, piove. Dios mio, è matematico porco cane, deve far schifo un giorno no e un giorno si ultimamente! Ieri mi sono salvato, oggi no. Me ne frego, oggi è il giorno dello Stelvio, e oggi lo devo scalare, può esserci la tempesta, i fulmini, la grandine o chissà che altra intemperia, ma io lassù ci voglio andare. Sono psicologicamente carico, anche se la pioggia rischia di minare la mia tranquillità, meno male che c'è Stefania, così riesco a pensare meno agli ettolitri di acqua che stanno cadendo dal cielo. Alla fine parto tardi, in un momento di calma apparente: apparente, appunto, perchè dopo dieci minuti ricominciano a cadere goccioloni da litro, tra l'altro in discesa perdo pure il telo copri borse, e quindi mi affido agli ultimi due sacchetti della spazzatura rimaste per coprirle. E' ferragosto, sembra novembre, e nonostante il tempo per strada ci sono un sacco di macchine: non pedalo nella ciclabile, aggiungerbbe parecchi km alla tappa, di per se già difficile, quindi il traffico me lo becco tutto. La strada sale piano piano, fino a Bormio, a quota 1200, sono 60 km, quindi le pendenze non sono elevate, almeno all'inizio. Ogni tanto mi prendo delle lavate da kilo grazie alle macchine che mi passano accanto velocemente, ma tanto non importa, piove proprio sul bagnato... Mi fermerei volentieri a visitare paesini come Tirano, ma non è ho proprio voglia visto il tempo. Intanto, intorno si notano le cime innevate delle montagne: sono più basse dello Stelvio, quindi non oso immaginare come sarà la situazione lassù.
Incredibilmente, finisce di piovere e il sole si fa timidamente spazio tra le nuvole, giusto quando la strada comincia a salire con più cattiveria, dopo Sondalo. Mi sento decisamente meglio, forse c'è ancora speranza, lo Stelvio con il sole! Arrivo a Bormio abbastanza facilmente, rinfrancato dal sole e dal bel panorama, l'Adda che si fa man mano più piccolo e le montagne che si fanno man mano più grandi e innevate. Bormio è invasa da turisti, e da molti ciclisti: questo è il nostro regno, poco prima c'è il Mortirolo, e qua c'è pure il bivio per il Gavia. Anche i prezzi sono per turisti, un cappuccino a 2 euro me lo aspetto a Dubai (o in Sudtirol), non tra le Alpi lombarde.
Dopo la pasta e il cappuccino comincia la vera salita verso lo Stelvio, finalmente. Sono allo stesso momento emozionato e preoccupato, nella valle che porta alla montagna si sono fermate delle minacciose nuvole nere che non promettono niente di buono, ma ho l'adrenalina a bomba e comincio a salire con un bel ritmo. Più avanzo, più la salita si fa difficile, e quando cominciano i tunnel scavati nella roccia la pioggia ricomincia a cadere. Bon, vuol dire che la tappa sarà più epica, almeno mi consolo così... Oltre la pioggia, si abbassa anche la nebbia, faccio fatica a vedre i tornanti sotto di me, ogni tanto parte qualche puntaretta al 14% che però non sento neanche, i muscoli sono caldi, le ginocchia fredde, vado avanti per forza di volontà, quasi come un automa: ho un obiettivo e lo raggiungerò. Dopo qualche tornate (in questo versante sono più di 30) si apre una spianata di fronte a me, la nebbia viene lasciata alle spalle, siamo alla Bocca del Braulia, e lo spettacolo è impressionante, ma più impressionanti sono le macchine che scendono, coperte da due dita di neve. La neve a ferragosto? Ma va! Un autista mi fa un minaccioso gesto con le dita, come per dire "no": ma che cavolo c'è lassù??? La bufera? Si, c'è la bufera di neve, che ovviamente mi prendo in pieno. Sono bagnato, e comincia a soffiare un vento freddo che porta degli inaspettati fiocchi di neve, non ci posso credere... Ma non si può che avanzare, pedalare e pensare che ormai non manca tanto, sono super emozionato e ogni tanto il sole fa breccia tra le nuvole. Supero un altro paio di intrepidi cicloturisti che si sono riparati dentro una delle poche costruzioni della spianata, una chiesetta costruita a fianco di una casa cantoniera, non ho voglia di fermarmi, solo di proseguire. La strada è affiancata da un paio di centimetri di neve, anche le mucche paiono infreddolite, poi, improvvisamente, la nevicata finisce, e i raggi del sole squarciano il cielo. Gli ultimi tornanti sono tranquilli, sembra che ormai il Dio della Bicicletta abbia mollato la spugna per farmi abbandonare l'impresa, ormai ha scaraventato contro di me ogni fenomo naturale e svariati problemi meccanici ed ora nulla può contro la mia avanzata sullo Stelvio. O almeno io la penso così, come fosse una favola che mi sto creando dentro la mia testa... Ed ecco che, con un'enorme gioia nel cuore, passo il cartello che segna i 2578 metri del Passo dello Stelvio. E' fatta. Ci sono ancora un paio di curve per raggiungere la vera cima, affollata di gente. Come si sentano loro non lo so, che sono saliti in macchina o in moto, non hanno fatto 6000 km per arrivare fin qua, non hanno preso la neve, il vento, il freddo, il caldo, il sole torrido, non hanno sentito il profumo di centinaia di boschi, o la puzza di smog di centinaia di macchine, non hanno provato le sensazioni che solo i ciclisti o i camminatori possono provare: ce l'ho fatta solo con le mie gambe. Per me, il Grande Giro d'Italia finisce un po' qua... dallo Stelvio a Verona è praticamente tutta discesa, le grandi montagne sono finite, il traguardo è vicino.
Una cioccolata calda con panna me la merito. Entro nel bar per scaldarmi un po', dentro e fuori, la cioccolata poi mi viene offerta gnetilmente da dei romagnoli che ascoltano affascinati la storia del viaggio: ancora delle persone gentili che stanno appoggiando questa piccola grande impresa. Ma la tappa non è finita, adesso comincia la discesa, che si preannuncia ghiacciata: se nevica, è perchè ci sono 0 gradi... Mi copro con tutto quello che ho, fortunatamente non si è bagnato niente nelle borse, ma la giacca è counque parecchio bagnata. Affronto in discesa i mitici tornanti dello Stelvio, sono proprio belli da vedere dall'alto, ma sono una sofferenza incredibile: non avrei mai detto di provare più difficoltà a scendere che a salire. Sono mezzo congelato, ogni due tornanti devo scaldarmi le mani, il sole è coperto dalla montagna e scendere nell'ombra è come stare in una cella frigorifera. A ferragosto non è normale! I denti battono dal freddo, ma so che più scendo, più il clima si farà mite, così mi faccio forza e dopo parecchi km arrivo a fondo valle, nella Val Venosta.
Il Sudtirol! Quante volte ci sarò andato da bambino?? Tantissime! E' bellissimo, ma purtroppo certa gente non me lo fa apprezzare più di tanto. Chiedere informazioni in italiano e sentirsi rispondere che non lo parlano mi sa di presa in giro... English oder Deutsch! Ma va, vivi in Italia e non sai l'italiano, che strano eh? E non succede una volta, ma in continuazione... Proprio simpatici eh... Almeno il paesaggio rinfranca lo spirito, anche qua c'è una bellissima ciclabile che segue il fiume Adige: mi sento molto vicino a casa, se lo seguo arrivo direttamente a casa! La val Venosta è piena di mele, qualcuna finisce nel mio stomaco, per darmi la giusta energia per arrivare a Silandro. Mi voglio fermare qua, per oggi è abbastanza...
Come al solito, vado a bussare alle porte del Signore, ma devo aspettare che don Maier finisca la messa. Una signora, italiana, mi avvisa che ci sono pure i frati cappuccini, che sono quelli che trattano con quelli che parlano italiano, ma purtroppo è tardi e il loro cancello è chiuso. Aspetto, intanto vedo lo spazio Caritas a fianco della chiesa, bello spazioso, beh sicuramente uno spazietto c'è... Dopo messa entro in chiesa per parlargli, mi accoglie il sacrestano che fa finta di non capirmi, quindi sfodero il mio tedesco maccheronico e lui va a parlare con il sacerdote. Lui l'italiano lo parla, ma pare che proprio un piccolo spazietto in questo paesino non ci sia per me, che strano, e sì che gli spazi della chiesa li ho appena visti... La roba che mi fa più girare le scatole è che quando si mettono a parlare tedesco tra di loro, se la ridono... Simpaticissimi, li raccomanderò al diavolo... Non è bello dirlo, ma questo è la regione dove mi sono sentito meno accolto in tutto il giro: e si che di sudtirolesi simpatici ne ho trovati, come Christian sul Gargano e i bolzanini in Sardegna... Io sono bagnato ed infreddolito, magari per una volta posso andare in un piccolo alberghetto: provo in un paio, sono tutti pieni, e allora chi se ne frega, smonto la tenda, trovo uno spazietto nel parcheggio della stazione, metto la bici in tenda e poi entro io, e nonostante il freddo e l'umidità mi addormento in cinque microsecondi...



 Ma buongiorno!!! Che bello cominciare così la giornata!


 E in fondo, la neve


 La vallata di Bormio


Il pollo Paul lo sa, qua comincia a farsi dura...


 ...i primi tornanti scompaiono nella nebbia...


 Anche il pollo Paul è bagnatissimo, e il vento freddo punge: lui ha la pelle d'oca!


 Ormai siamo quasi arrivati!


 E' fatta!


 Normalmente ci piacciono altri tipi di curve, ma anche queste sono assai belle!


 La discesa sarà fredda, ma questi panorami scaldano il cuore


E pure questi...


In Val Venosta l'Adige è cattivissimo: non sembra neanche il lontano parente dell'Adige di Verona

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